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Il tema dell’occupazione femminile è cruciale in Italia, dove i dati evidenziano una situazione preoccupante rispetto ad altri paesi europei. Secondo uno studio condotto dalla professoressa Ylenia Brilli e i suoi collaboratori, l’espansione dei servizi per la prima infanzia ha un impatto diretto e positivo sulle opportunità lavorative delle madri.
In particolare, l’analisi ha messo in luce come l’occupazione femminile in Italia si attesti al 57,4%, ben al di sotto della media europea del 72,4%. Questo divario diventa ancora più marcato quando si considerano le madri, con un tasso di occupazione che scende al 54%. La ricerca è stata realizzata nell’ambito del progetto RETAIN, finanziato dal programma Progetti di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (Prin).
Il Piano straordinario per i servizi per la prima infanzia
Per analizzare il legame tra i servizi educativi per la prima infanzia e l’occupazione femminile, il team di ricerca ha esaminato il Piano straordinario per lo sviluppo dei servizi per la prima infanzia, un’iniziativa da 1 miliardo di euro introdotta nel 2007. Questo piano mirava ad aumentare i posti disponibili nei nidi e a colmare il divario tra il Nord e il Sud Italia.
Risultati dello studio
Le evidenze emerse dalla ricerca sono chiare: nei comuni che hanno beneficiato di questo piano, le madri hanno visto migliorare notevolmente le loro possibilità di trovare lavoro.
Infatti, l’aumento dei posti nei nidi ha determinato un incremento del 16,8% nella probabilità di occupazione per le madri dopo il congedo di maternità, con una maggiore propensione a tornare al proprio posto di lavoro precedente.
In particolare, il ritorno nello stesso luogo di lavoro è aumentato del 12,3%, evidenziando come la disponibilità di servizi per l’infanzia possa rimuovere ostacoli significativi per le donne. Inoltre, nei comuni dove sono stati effettuati investimenti, la probabilità che una famiglia rinunci a un nido per mancanza di posti è diminuita del 10,7%.
Benefici per le famiglie e l’economia
Oltre a facilitare il rientro al lavoro delle madri, l’espansione dei servizi per l’infanzia ha portato a una significativa riduzione dell’uso di soluzioni di cura informale. In particolare, la probabilità che le madri si occupino dei propri figli è diminuita del 16,6%, mentre il coinvolgimento dei nonni è calato del 21,7%. Questi dati sono stati ulteriormente corroborati da analisi condotte su un campione di circa 90.000 madri tramite l’indagine Istat sulle Forze di Lavoro.
Un investimento strategico
Secondo la professoressa Brilli, questo studio dimostra chiaramente che investire nei servizi per l’infanzia non solo ha una valenza sociale, ma si configura anche come una strategia fondamentale per la crescita economica e la parità di genere. Offrendo servizi accessibili e diffusi, si consente alle madri non solo di rientrare nel mondo del lavoro, ma di farlo in modo stabile e qualificato, con ricadute positive per le famiglie e l’intera economia del Paese.
La ricerca, presentata durante il workshop RETAIN – Workshop on Incentives and Barriers to Maternal Employment, ha applicato un modello econometrico avanzato per garantire l’affidabilità scientifica dei risultati. Tale progetto, realizzato grazie alla collaborazione fra diverse università, ha approfondito le cause della bassa occupazione femminile in Italia e ha esaminato le implicazioni delle politiche familiari.