La lotta contro la violenza di genere online tra i giovani

Studenti di design si uniscono per sensibilizzare sulla violenza di genere online con campagne creative e provocatorie.

La violenza di genere online è un fenomeno sempre più presente e preoccupante, soprattutto tra i giovani. Recentemente, alcuni studenti dell’Istituto Europeo di Design (IED) hanno deciso di affrontare questa problematica attraverso campagne di guerrilla marketing, dopo una formazione dell’UNICEF. Queste iniziative mirano a portare alla luce la violenza che si manifesta sui social e nelle interazioni digitali, rendendo il tema visibile e discutibile.

Cyberflashing: un problema invisibile

Il gruppo composto da Alessia, Chiara, Ferrero e Riccardo ha scelto di focalizzarsi sul cyberflashing, una forma di molestia che prevede l’invio di immagini intime non richieste. Con un’idea provocatoria, hanno creato pacchi indesiderati, simboli delle molestie digitali. Questi pacchi, disseminati nei condomini, contenevano oggetti che richiamavano parti del corpo, rappresentando l’invasione improvvisa e non voluta che spesso vive chi subisce questa violenza. “La violenza di genere online può irrompere all’improvviso, anche nei luoghi più familiari, come la propria casa”, spiega Alessia, evidenziando come chi subisce queste molestie spesso non sa come reagire.

Stalking online: un’esperienza inquietante

Altri studenti, Alfio, Chiara, Elena e Cesare, hanno deciso di trattare il tema dello stalking online. Hanno ideato una simulazione chiamata Stalkerator, che permette di vivere in prima persona l’esperienza di chi è vittima di cyberstalking. Attraverso messaggi inviati su Instagram, gli utenti potevano percepire l’invasione della privacy e l’ansia costante che ne deriva. “Volevamo mostrare che non basta ignorare, le molestie digitali sono reali e necessitano di supporto”, afferma Cesare. La campagna non solo mirava a sensibilizzare, ma anche a fornire informazioni utili, come il numero verde anti-violenza 1522.

Diffusione di contenuti intimi: ribaltare la narrazione

Pamela, Clara, Gaia, Carlotta e Martina, invece, hanno scelto di affrontare il tema della diffusione non consensuale di immagini intime. Hanno voluto invertire la narrazione che spesso colpevolizza le donne, sottolineando che la responsabilità ricade su chi compie l’atto violento. Attraverso volantini affissi in vari punti di Roma, hanno lanciato un messaggio chiaro: “Condividere materiale intimo senza consenso è un reato”. Scansionando un QR code, gli spettatori potevano accedere a un video che trasformava un’apparente scena intima in un messaggio forte e diretto.

La forza della consapevolezza e del supporto

Queste iniziative non solo mirano a sensibilizzare, ma anche a fornire strumenti concreti per chi vive queste esperienze. L’app PlaySafe di UNICEF, ad esempio, è stata creata per aiutare i giovani a riconoscere e affrontare la violenza di genere online, attraverso un approccio ludico e interattivo. Il professor Andrea Natella, che ha guidato i ragazzi in questo percorso, sottolinea l’importanza di affrontare tematiche così delicate con il giusto rispetto e attenzione, per evitare di diventare noi stessi parte del problema.

La loro azione ha colpito non solo per l’impatto visivo, ma anche per la profondità del messaggio. In un mondo dove la violenza di genere si manifesta sempre più frequentemente online, è fondamentale che i giovani si uniscano per portare consapevolezza e sostegno a chi subisce. Se camminando per le strade di Roma vi imbattete in un messaggio provocatorio, potrebbe essere il risultato di un’iniziativa pensata e realizzata da questi studenti, che hanno scelto di dare voce a chi spesso non ne ha.

Scritto da AiAdhubMedia

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