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Quando si tratta di prendersi cura dei bambini e dei ragazzi, capire le diverse figure professionali è fondamentale. È un tema che spesso genera confusione, soprattutto tra genitori e educatori. La figura del Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva (TNPEE) e quella dello psicomotricista, pur essendo entrambe rilevanti, operano in ambiti nettamente distinti. Ricordo quando, da neomamma, mi sono trovata di fronte a queste scelte: chi contattare per le difficoltà di mio figlio? È una domanda che molti genitori si pongono, e che merita di essere approfondita.
Chi è il TNPEE e quali sono le sue competenze?
Il TNPEE è un professionista sanitario, laureato e registrato presso l’Ordine TSRM e PSTRP. Opera su prescrizione medica e si occupa di valutazione e trattamento dei disturbi dello sviluppo in un contesto clinico. Questo significa che quando un bambino presenta difficoltà legate al neurosviluppo, il TNPEE è la figura da contattare. Ad esempio, se un bambino ha difficoltà nel linguaggio o nel movimento, il TNPEE può intervenire con un piano terapeutico personalizzato, in collaborazione con altri specialisti come neuropsichiatri e logopedisti.
Le situazioni in cui ci si rivolge a un TNPEE includono disturbi come l’autismo, il ritardo del linguaggio e altre problematiche che influenzano l’autonomia e la comunicazione del bambino. La sua formazione gli consente di costruire un percorso terapeutico mirato, monitorando costantemente i progressi. È interessante notare come il TNPEE non operi solo in ambito pubblico, ma anche in strutture private, garantendo così un ampio accesso alle cure necessarie.
La figura dello psicomotricista educativo
Al contrario, lo psicomotricista educativo non è un professionista sanitario, ma un operatore educativo che lavora principalmente in contesti pedagogici. La sua missione è promuovere il benessere e lo sviluppo attraverso il movimento e il gioco. Non può, però, intervenire su disturbi clinici o patologici. In questo senso, il suo intervento è preventivo e educativo, spesso orientato a potenziare abilità e competenze in assenza di diagnosi specifiche.
Per esempio, se un bambino presenta difficoltà relazionali o di adattamento ma non ha una diagnosi specifica, lo psicomotricista educativo può offrire supporto attraverso attività ludiche che stimolino il suo sviluppo. Ricordo un laboratorio in cui i bambini esploravano le loro emozioni attraverso il movimento: un modo semplice ma efficace per aiutarli a esprimersi e integrarsi.
Normativa e limiti di intervento
È fondamentale chiarire che la legge italiana stabilisce confini netti tra le due professioni. Il TNPEE è abilitato a effettuare diagnosi e trattamenti clinici, mentre lo psicomotricista educativo non può farlo. Questa distinzione è cruciale per garantire che i bambini ricevano le cure appropriate, evitando confusione e malintesi. La legge 4/2013 e altre normative specificano chiaramente che il lavoro educativo non può sovrapporsi a quello sanitario.
Ad esempio, se un bambino ha una diagnosi di disturbo del neurosviluppo, è necessario rivolgersi a un TNPEE. Al contrario, se si desidera un supporto educativo per migliorare certe abilità, lo psicomotricista educativo è la figura giusta. Questo non solo protegge i diritti dei bambini, ma sostiene anche il professionista nel suo ruolo specifico, evitando il rischio di usurpazione di funzioni non consentite.
Conclusione e riflessioni finali
In conclusione, riconoscere le differenze tra TNPEE e psicomotricista educativo è fondamentale per ogni genitore e operatore dell’infanzia. Entrambi i ruoli sono essenziali, ma ognuno ha il suo ambito di intervento. È necessario non confonderli per garantire un percorso di crescita chiaro e consapevole. Personalmente, ritengo che una buona informazione sia il primo passo per fare scelte giuste, e spero che questo articolo possa essere un utile punto di partenza per molti.