Gravidanza

Manovra di Kristeller

La manovra di Kristeller, nota anche come pressione sul fondo uterino (Uterine fundal pressure – UFP), è una delle tecniche ostetriche più dibattute. Questa pratica prende il nome dal ginecologo tedesco Samuel Kristeller, che la introdusse nel 1867.

La tecnica prende il nome dal ginecologo tedesco Samuel Kristeller, che la introdusse nella metà del XIX secolo. Nonostante la sua diffusione nel corso degli anni, molti ginecologi evidenziano l’assenza di prove concrete che attestino l’efficacia di questa manovra nel facilitare il parto.

La manovra di Kristeller è una pratica ostetrica che prevede l’applicazione di pressione sull’addome della donna in travaglio, utilizzando mani, pugni o avambracci, nella zona superiore dell’utero. Questa pressione viene esercitata in concomitanza con le contrazioni e le spinte della madre, con l’obiettivo di agevolare o velocizzare il posizionamento e la nascita del neonato.

Nonostante la mancanza di solide prove scientifiche, viene frequentemente utilizzata nelle maternità di tutto il mondo. Molte donne ricordano vivamente questa pressione sul fondo uterino, poiché può essere avvertita come scomoda o dolorosa.

Cos’è la manovra di Kristeller

La manovra di Kristeller prevede l’uso di pressione manuale sul fondo uterino durante le contrazioni e la spinta della madre, mirando a facilitare il passaggio del bambino attraverso il canale del parto e a ridurre la durata della seconda fase del travaglio.

Questa pressione può anche essere esercitata utilizzando una cintura gonfiabile.

Tuttavia, non esiste una descrizione standard e universalmente accettata di questa tecnica, e le modalità con cui viene applicata la pressione possono differire notevolmente.

Diversi fattori rendono difficile controllare e standardizzare la forza esercitata: la posizione del feto, la quantità di liquido amniotico, la conformazione della pelvi e del canale del parto, come la mano viene posizionata sull’addome della madre, il peso e la circonferenza addominale della donna, e qualsiasi sforzo addizionale che potrebbe fare con i muscoli addominali.

Quando e perché si usa la manovra di Kristeller

La manovra di Kristeller viene utilizzata con l’intento di ridurre la durata del secondo stadio del travaglio, noto anche come periodo espulsivo. Nonostante non vi siano evidenze scientifiche concrete che ne attestino la sicurezza, alcune indicazioni cliniche per la sua applicazione includono situazioni come il distress fetale, la mancata progressione durante il secondo stadio del travaglio, l’esaurimento delle forze materne e situazioni in cui le spinte prolungate da parte della madre sono controindicate, come nel caso di donne con patologie cardiache.

Prevalenza d’uso della manovra di Kristeller

La frequenza con cui questa manovra viene applicata non è chiaramente definita. Tuttavia, pur in assenza di dati solidi sulla sua efficacia nell’ottimizzare gli esiti di salute di madre e neonato, la manovra di Kristeller è spesso adottata nella pratica clinica, in particolare nei Paesi con risorse economiche limitate. In questi contesti, altre procedure come l’uso della ventosa ostetrica, del forcipe o l’intervento cesareo potrebbero non essere disponibili o potrebbero mancare professionisti formati per eseguirli.

Al contrario, in molti paesi occidentali, come l’Inghilterra, questa manovra è vista come obsoleta e non viene utilizzata regolarmente. In Italia, la situazione è complessa: nonostante le informazioni limitate sui benefici e i rischi, la manovra di Kristeller è ancora praticata in molte sale parto. Tuttavia, è difficile quantificarne l’uso, poiché spesso non viene registrata nella cartella clinica, risultando quindi sottostimata nelle statistiche ufficiali.

Questo quadro sottolinea l’importanza di condurre ulteriori ricerche epidemiologiche per determinare se esista un legame diretto e inequivocabile tra l’uso della manovra di Kristeller e potenziali danni o complicanze per la madre e/o il neonato.

Manovra di Kristeller: Rischi ed Effetti Collaterali

La manovra di Kristeller, nonostante sia stata utilizzata in diverse situazioni cliniche, ha suscitato preoccupazioni riguardo ai potenziali rischi e complicanze che potrebbero derivarne, sia per la madre che per il neonato.

Basandosi su studi di bassa qualità, alcune delle principali complicanze associate all’uso di questa manovra includono:

  • Deterioramento delle condizioni del feto, che può portare a fratture e danni cerebrali.
  • Lacerazioni vagino-perineali di terzo e quarto grado.
  • Fratture costali nella madre.
  • Rottura dell’utero.
  • Distacco della placenta.
  • Emorragie post-parto.
  • Lesioni del plesso brachiale, spesso dovute a distocia di spalla.

La manovra di Kristeller, che comporta una notevole pressione sul fondo uterino, è spesso ricordata vivamente dalle donne a causa della sensazione di disagio o dolore che provoca. Nonostante la sua applicazione dovrebbe limitarsi al 3-4% dei periodi espulsivi, questa pratica viene adottata come routine in molte sale parto. Viene spesso presentata come un “aiuto” alla madre, che, pur soffrendo, la vede come un passo necessario per la nascita del bambino. In alcuni casi, può anche essere interpretata come un riflesso della percezione di inadeguatezza della madre durante la fase di spinta.

Tale approccio è motivo di preoccupazione, poiché può compromettere l’esperienza positiva della nascita per la madre. Le sale parto che mirano a garantire una nascita sicura per madre e bambino dovrebbero riflettere sulla discrepanza tra le pratiche ostetriche dimostrate come utili e la realtà.

Attualmente, non esistono studi scientifici che confermino l’efficacia e la sicurezza dell’applicazione di pressione sul fondo uterino durante il travaglio per ridurre la durata del secondo stadio. In Italia, considerate le limitate evidenze scientifiche (anche da studi clinici randomizzati) che indicano l’inefficacia della manovra, sia il Ministero della Salute che l’Istituto Superiore di Sanità raccomandano di evitare questa pratica durante il travaglio.

Inoltre, suggeriscono un aggiornamento professionale specifico nell’ambito delle attività formative previste dal piano nazionale per promuovere l’appropriatezza degli interventi nel percorso di nascita.

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